Tra eleganti e raffinati palazzi liberty, viaggio nel Quartiere Umbertino più "inedito"
Letto: 9106 volte
mercoledì 30 novembre 2022
Letto: 9106 volte
di Giancarlo Liuzzi - foto Francesco De Leo
Accanto però a un rione più “monumentale” e prestigioso, ce n’è un altro che, seppur “minore”, nasconde comunque al suo interno splendide residenze realizzate negli anni 20 del 900 dalla borghesia barese. Palazzi dai nomi meno noti, che però vale la pena di conoscere e visitare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Approfittando dei recenti lavori di ristrutturazione che hanno restituito ai fabbricati il loro fascino architettonico, siamo quindi andati a farci un giro nell’Umbertino più inedito, aiutati dal volume “L'architettura del Ventennio fascista a Bari” (edizioni L'Arco e la Corte) dell’architetto Simone de Bartolo. (Vedi foto galleria)
Il Quartiere (che fa parte del Madonnella pur possedendo una storia e un architettura diversa dal resto del rione) ha la forma di un trapezio rettangolo compreso tra il lungomare Araldo di Crollalanza, via Abbrescia, via Cardassi e corso Cavour. Su quest’ultima strada si erge il più antico tra gli edifici dell’area: la Camera di Commercio, realizzata nel 1889.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Proprio alle spalle di questa gloriosa struttura si staglia Palazzo Dioguardi Durante, che troviamo su piazza Eroi del Mare, all’incrocio con via Quarnaro. L’elemento caratterizzante è la parte angolare che crea una sorta di sinuosa continuità tra le due facciate.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Progettato nel 1924 dal celebre architetto Saverio Dioguardi su committenza della famiglia Durante, l’edificio di colore rosa antico presenta un basamento a bugne grezze dove si apre l’ingresso principale impreziosito da due bassorilievi di stampo classico. Al di sopra si innalzano quattro piani sui quali notiamo una serie di balconi e finestre con timpani e decori vegetali. A coronamento dello stabile vi è un cornicione segmentato fortemente aggettante sorretto da mensole.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Percorriamo via Quarnaro che ci conduce alle spalle del Teatro Petruzzelli. Qui, ad angolo tra via XXIV Maggio e via Fiume, troviamo Palazzo Fione Saponaro.
Commissionato dall’omonima famiglia all’ingegner Giovanni Logroscino nel 1925, l’edificio di cinque piani color ocra è scandito da grigie paraste corinzie e segnato da eleganti balconi, finestroni impreziositi da snelle colonnine e ornamenti a festoni. Al piano terra è presente un grande portone ligneo con elementi vegetali e al centro due batacchi a testa di leone. Lo stile dell’immobile va ascritto all’eclettismo, con accenni al tardo-liberty, comunemente diffuso in quegli anni. Fino agli anni 90 è stato sede dello storico ristorante Marco Aurelio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Proseguiamo su via XXIV Maggio sino alla traversa di via Giuseppe Bozzi, dove si innalza un alto palazzo rosa contraddistinto da due “torrini” al piano attico. Si tratta dell’ex Albergo Miramare realizzato nel 1927 dalla Società Immobiliare Sbisà su progetto dell’architetto Alfredo Premoli.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La struttura, dallo stile fortemente eclettico, possiede elementi classicisti, barocchi e romanici individuabili sulla facciata dove sono presenti ampi balconi sorretti da larghe mensole e finestre ad arco. I torrini hanno dei decori a fascia interrotti dal ballatoio d’angolo e dalle fasce marcapiano superiori. Sovrasta l’intero fabbricato un ampio terrazzo panoramico che rimanda all’originario nome della dimora. Tra gli anni 60 e gli anni 80 cambiò nome in Hotel Astoria e attualmente ospita uffici e appartamenti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
A poche decine di metri, di fronte alla maestosa sede dell’Acquedotto, nel quadrilatero compreso tra via Bozzi, via Cognetti, via De Giosa e via Montenegro, balza all’occhio il color rosso acceso e bianco del massiccio Palazzo degli Impiegati Statali. Si tratta di un’altra prestigiosa opera dell’architetto Dioguardi realizzata nel 1922 assieme all’ingegnere comunale Luigi De Paolis per l’Istituto Nazionale Case Impiegati Statali.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
È caratterizzato da un bugnato a fascia nei primi due livelli, sui quali se ne innestano altri tre segnati da lunghi balconi con ringhiere in ferro battuto e finestroni tra alte lesene. L’ultimo piano presenta dei decori geometrici blu e bianchi sovrastati dal longilineo cornicione. Come per il palazzo Durante di piazza Eroi del Mare, anche qui Dioguardi ha riservato particolare cura alla continuità delle facciate creando una curvatura in corrispondenza di ogni angolo della struttura. Gli atri sono molto semplici e conducono alla tromba delle scale illuminata da una grande vetrata colorata.
Continuando su via Bozzi, dopo circa 80 metri, ci troviamo su via Matteo Renato Imbriani dominata, per un intero isolato, dalla raffinata facciata ocra e grigia di Palazzo De Giglio, progettato come residenza privata dal cavalier Francesco De Giglio nel 1912 (come riportato da una targa affissa su uno degli ingressi di via De Giosa). La residenza di cinque piani innalzata in più fasi (la parte di via Cardassi è del 1923-24) è “interrotta” dall’inserimento di una struttura degli anni 60 su via Bozzi. L’eclettico fabbricato si ascrive al classicismo tardo liberty presentando una ricca varietà di decorazioni fitomorfe ed antropomorfe (figure femminili e fiori) che si possono scorgere negli architravi delle finestre e sui capitelli delle lesene.
Proseguiamo su via Imbriani verso sud per trovare sulla nostra destra due maestosi fabbricati “gemelli”. In uno dei raffinati atri, abbelliti al soffitto con fregi vegetali e geometrici, è presente una targa che ricorda la data di costruzione dei palazzi (1924) ad opera dei fratelli De Grecis. Sulla facciata bianca e ocra, specialmente in corrispondenza del corpo centrale leggermente sporgente, è possibile notare un’accurata mescolanza di eclettismo e liberty. Elaborati decori abbelliscono i balconi, i cornicioni marcapiano, i capitelli delle lesene sovrapposte e gli architravi delle finestre in particolare nei piani superiori.
Sul lato opposto della strada, ad angolo con via Vito Nicola de Nicolò, notiamo invece Casa De Grecis (1927) costruita sempre dagli omonimi fratelli. L’immobile di colore grigio, sviluppato su cinque piani, si caratterizza per il bovindo di stile neoclassico: un balcone sporgente rispetto al prospetto dell’edificio, elemento architettonico insolito nella città di Bari. Quest’ultimo è segnato da colonnine ioniche che reggono una sottile trabeazione a triglifi sovrastata da un piccolo timpano. Al di sotto il portone di ingresso è iscritto in un portale in pietra ornato da elementi vegetali.
(Vedi galleria fotografica)
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
I commenti
- Nicola Mascellaro - Complimenti alla redazione, al redattore dell'articolo e soprattutto al fotografo. Bravi